violenza sulle donne

Violenza sulle donne tra le mura domestiche – Parte 2

Nell’articolo precedente dedicato alla violenza sulle donne, abbiamo parlato delle diverse tipologie di violenza che una donna può subire e abbiamo visto, attraverso la teoria elaborata da Leonore Walker quali siano i principali campanelli d’allarme che possono far presagire tale situazione.

Com’è possibile tutto questo?

Ci siamo lasciati con l’interrogativo di come sia possibile tutto questo, come possa una donna accettare tutta questa sofferenza.

In questa seconda parte proveremo a vederlo insieme e a capire perché sia importante ribellarsi alla violenza.

La violenza che un uomo esercita su una donna non è immediatamente visibile, è subdola e si insinua silenziosa nella coppia. Purtroppo quando si è inseriti in questi meccanismi è difficile uscirne, quando ci si rende conto di come quello che si sta subendo non sia normale, che non è Amore, è spesso passato diverso tempo dai primi segnali d’allarme.

Questo accade perché si attraversano diverse fasi:

La negazione:

“non sta succedendo davvero a me”.

Inizialmente la vittima non riesce ad accettare che la persona con cui sta condividendo un progetto di vita arrivi a trattare in questo modo la donna che dice di amare. Non riconosce più la persona che ha al proprio fianco, ma tende a negare quell’aggressività che sta comparendo;

Il senso di colpa:

la vittima inizia a pensare che la colpa sia sua, che sia lei la causa di reazioni tanto aggressive, del nervosismo e della rabbia dell’uomo che ha accanto;

L’allontanamento dalla propria realtà:

la vittima tende a mettere in discussione la propria quotidianità, cerca di eliminare qualsiasi elemento che potrebbe infastidire l’uomo, si allontana dalla propria famiglia, dagli amici e da tutti coloro che potrebbero farle aprire gli occhi su quella situazione così drammatica. La donna sa, dentro di lei, come tutto questo non sia giusto, come non sia normale quello che sta succedendo, ma la difficoltà ad ammetterlo, a riconoscerlo davanti agli altri ma soprattutto a se stessa porta a nascondere e a giustificare questa situazione.

Si innesca poi un circolo vizioso, per cui le botte diventano il prezzo da pagare per avere per alcuni giorni accanto a sé una persona amorevole e devota. Si crede alle scuse, alle promesse che quei gesti non ci saranno più, ma nel profondo si sa che la violenza tornerà, per una gonna ritenuta troppo corta, un messaggio di un’amica, un piatto non cucinato.

E allora fermiamo tutto questo. La vita non è perduta, l’Amore non è questo.

Ci sono associazioni (Telefono Rosa Torino) che tutelano le vittime di violenza, che le accompagnano nei passi necessari da fare per uscire da una casa diventata una prigione.

Chiedere aiuto ad un professionista, ribellarsi alla violenza, non è una debolezza, ma un segno di grande forza!

Se si hanno dei dubbi che la storia che si sta vivendo possa sfociare in un incubo, se assistiamo a scene di violenza domestica, se abbiamo un’amica, una figlia, una sorella vittima di tale reato chiediamo aiuto, affidiamoci a chi ha gli strumenti adatti per mettere la parola fine a tale sopruso.

Da queste situazioni si può uscire, sono tante le donne che dopo un’esperienza così hanno ricominciato a vivere ed a credere nell’amore vero.

Se qualcuno avesse voglia di lasciare un commento, una testimonianza diretta o indiretta di violenza sulle donne, lo può fare nei commenti.

2 commenti
  1. Sarah
    Sarah dice:

    Per esperienza vissuta direttamente posso dire che questi due articoli descrivono in modo chiaro e diretto quello che una donna vittima di violenza prova e vive. Per questo motivo è importante che tutti li leggano e soprattutto chi fortunatamente non ha vissuto tutto questo, ma può aiutare un’amica, una sorella, una persona cara ad aprire gli occhi. È importante, anzi fondamentale, affidarsi ad un professionista… Chiedere aiuto vuol dire avere coraggio…
    Liberiamoci dalla falsa idea che un uomo aggressivo può cambiare, che lui ci ama a modo suo e noi dobbiamo saper accettare quel suo modo… Ma quel suo modo è malato, quell’amore è malato… LIBERIAMOCI da questi uomini, DENUNCIAMO e TORNIAMO AD ESSERE LIBERE… E il primo passo per farlo è chiedere aiuto!

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